Nel 1913 l’arcipelago di São Tomé e Príncipe, il secondo paese più piccolo dell’Africa, era il più grande produttore mondiale di cacao. Grazie al terreno vulcanico e al clima caldo e piovoso di queste isole, il cacao portato dai portoghesi dall’area amazzonica del Brasile trovò un luogo ideale dove svilupparsi. Vennero soprannominate e per lungo tempo conosciute come le “Isole del cioccolato”, ma alla caduta del regime coloniale portoghese, nel 1975, seguì il crollo della produzione, fino a quel momento gestita da uno stato che non esisteva più. Lo stato di abbandono in cui versava il settore venne interrotto nel 1999, quando un progetto del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD) iniziò ad affrontarne la ristrutturazione. Questo percorso sfociò nella creazione della Cooperativa de Exportação de Cacau Biológico (CECAB) nel 2004.
A poco a poco, i produttori hanno iniziato a lavorare insieme in piccole associazioni comunitarie. Le comunità sono ovviamente coordinate per garantire la conformità al protocollo di produzione deciso insieme. CECAB, quindi, è una cooperativa che riunisce le piccole associazioni dei produttori, in modo da rendere più forte il loro potere commerciale.
In ogni associazione vengono poi realizzate le infrastrutture post-raccolta (box di fermentazione, essiccatori solari, ecc.). Inoltre, i produttori sono tecnicamente formati da esperti francesi per produrre e lavorare un ottimo cacao. È un vero e proprio trasferimento di know-how, il principio cardine del commercio equo e solidale.
Il legame con importatori di commercio equo e solidale garantisce ai produttori un prezzo di acquisto superiore di quasi il 40% rispetto ai migliori prezzi del settore convenzionale, nonché un prezzo minimo quando il mercato è sfavorevole. I produttori hanno quindi la certezza di poter vendere tutta la loro produzione di cacao a un prezzo che migliori il loro lavoro.